Dal punto di vista cinese. Dialogo sulle prospettive dell’antropologia

Autori

  • Roberto Malighetti Università degli Studi di Milano-Bicocca
  • Mingming Wang Università di Pechino

DOI:

https://doi.org/10.1473/139

Parole chiave:

Chinese Anthropology, Complexity, Future of Anthropology

Abstract

In un momento in cui i centri del mondo si spostano e moltiplicano, annullando le dicotomie tra centri e periferie, le antropologie delle tradizioni disciplinari spesso descritte come "minori" hanno nuove opportunità per contribuire allo sviluppo scientifico. Da queste prospettive, l’articolo discute le proposte dell’antropologia cinese. Costituisce l’esito di diversi incontri iniziati nel 2013 a Beijing e proseguiti nell’ambito del convegno Antropologie della Cina. Primo convegno italiano (Università degli Studi di Milano-Bicocca, 12 dicembre 2013). Il testo si riferisce, in particolare, ad un lungo dialogo in lingua inglese fra i due autori, registrato nell’ufficio del Prof. Wang Mingming alla Beijing University il 21 marzo 2014, trascritto, tradotto
in italiano e curato da Roberto Malighetti.

Biografie autore

Roberto Malighetti, Università degli Studi di Milano-Bicocca

Roberto Malighetti è professore di antropologia culturale presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca dove insegna  metodologie della ricerca antropologica e ha inaugurato la prima cattedra in Italia di antropologia della Cina. Nella sua lunga carriera si è occupato di epistemologia e metodologia della ricerca, antropologia dello sviluppo e medica. Dopo venticinque anni di lavoro etnografico in Brasile,  dedicato prevalentemente allo studio delle culture afro-brasiliane, ha spostato i suoi interessi di ricerca in Cina, interessandosi all’antropologia cinese, alla medicina tradizionale e alle religioni. Fra le principali pubblicazioni ricordiamo: Il filosofo e il confessore (Milano, Unicopli, 1991), Antropologia Applicata (Milano, Unicopli, 2001),  Il Quilombo di Frechal (Milano, Raffaello Cortina, 2004), Oltre lo sviluppo (Roma, Meltemi, 2005), Politiche dell’identità, (Roma, Meltemi, 2007), Clifford Geertz (Utet, 2008), Dal tribale al globale (con U. Fabietti e V. Matera, Milano, Bruno Mondadori, 2012), Antropologie dalla Cina (Firenze, Seid).

Mingming Wang, Università di Pechino

Mingming Wang è uno dei principali antropologi cinesi. Professore all'Università di Pechino insegna anche all’Università di Tsinghua e alla Xinjiang Normal University. Dopo aver studiato archeologia, etnologia e storia all’Università di Xiamen, ha completato la sua formazione presso la School of Oriental and African Studies (SOAS) University of London, dove ha conseguito il dottorato di ricerca. Fondatore della rivista Chinese Review of Anthropology, ha coniugato brillantemente la ricerca sul campo con la riflessione teorica.  Sebbene la maggior parte delle sue opere sia in lingua cinese, è conosciuto, fuori dalla Cina, per diversi lavori in lingua inglese. Fra questi ricordiamo: Grassroots Charisma (crurato con Stephan Feuchtwang, Routledge, 2001), Empire and Local Worlds: A Chinese Model of Long Term Historical Anthropology (Left Coastal Press, 2009), and The West and the Other. A Genealogy of Chinese Occidentalism (The Chinese Univertsity Press,  2014). Fra i libri in lingua cinese, riportiamo i seguenti titoli: Social Anthropology and Sinology (1997), Prosperity Bygone (1999), Beyond Rural China (2003), The Historical Predicament of the “Sinification” of Anthropology (2005), The Heart and the Thing (2006), The Intermediaries (2008), Anthropology and History of Complete Lives (2010), e Transcending the Warring States (2011).  I suoi lavori offrono un rilevante e originale contributo per l’elaborazione di una prospettiva cinese sull’antropologia,  estendendo l’orizzonte storico e i confini disciplinari, ed includendo cosmologia, ontologia,   geografia, politica, etnologia  e  studi comparativi delle civilizzazioni.

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Pubblicato

2014-09-21

Come citare

Malighetti, R., & Wang, M. (2014). Dal punto di vista cinese. Dialogo sulle prospettive dell’antropologia. EtnoAntropologia, 2(2), 11–26. https://doi.org/10.1473/139