Editoriale n. 1 - 2024

Alberto Baldi, Eugenio Zito

Dipartimento di Scienze Sociali, Università degli Studi di Napoli Federico II



Indice

Guerre, genere e salute. Etnografie tra richiedenti asilo e rifugiati

Materiali

Recensioni



Il numero 1 del 2024 di EtnoAntropologia, di cui di seguito si riportano alcuni cenni introduttivi ai saggi pubblicati, ospita una sezione monografica dal titolo “Guerre, genere e salute. Etnografie tra richiedenti asilo e rifugiati curata da Eugenio Zito e che consta di cinque contributi a cui si aggiunge l’introduzione del curatore.

A questa parte monografica si affiancano, poi, un originale articolo di rassegna, preliminare all’avvio di un progetto di ricerca su finanziamento PNNR/Young Researchers nella sezione Materiali e due Recensioni di volumi recenti.

Guerre, genere e salute. Etnografie tra richiedenti asilo e rifugiati

Come il curatore stesso chiarisce nel saggio introduttivo dopo aver ribadito l’importanza di un’analisi antropologica delle guerre contemporanee, la sezione monografica è dedicata al tema del complesso intreccio tra guerre, genere e salute nell’esperienza di richiedenti asilo e rifugiati. Tale sezione è stata elaborata a partire da alcune delle relazioni e dei principali stimoli emersi in una sessione tematica dedicata e svolta nell’ambito del 4° Convegno Nazionale della Società Italiana di Antropologia Medica (SIAM) “Fini del mondo, fine dei mondi. Re-immaginare le comunità”, tenutosi a Napoli nel 2023, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università Federico II e con il patrocinio della Fondazione Alessandro e Tullio Seppilli.

Gli autori dei diversi contributi che compongono il monografico (Alessandro Forina, Silvia Pitzalis, Milena Greco, Tamara Mykhaylyak e Mariaelena De Stefano), pur muovendo nelle loro riflessioni da contesti e soggetti differenti, affrontano tutti, secondo una prospettiva critica e di genere e a partire dalle proprie etnografie, le problematiche, anche di salute, di persone in fuga da conflitti bellici e violenze, ferite nel corpo e traumatizzate, su cui si esercitano le politiche assistenziali globali, prevalentemente con un focus sulle donne.

In particolare Alessandro Forina esamina criticamente una tematica molto sensibile come quella della correlazione tra asilo e relazioni di genere in Spagna, con particolare attenzione al ruolo cruciale della credibilità nella narrazione delle richiedenti asilo, concentrando l’attenzione su una prospettiva antropologica femminista. Sullo stesso tema della credibilità Silvia Pitzalis, attraverso l’esame di un singolo caso di studio in una città del Centro-Nord d’Italia, esplora la questione delle violenze subite da donne richiedenti asilo e da rifugiate all’interno del sistema di asilo, focalizzandosi sulle interazioni con gli attori istituzionali responsabili della loro cura e gestione. Ancora in merito alla violenza Milena Greco, poi, partendo da una ricerca longitudinale condotta tra donne somale richiedenti asilo e rifugiate in una città del Sud Italia come Napoli, riflette sulle ricadute di eventi traumatici legati alla guerra civile e più di recente a gruppi terroristici islamici, su vita, salute e percorsi di maternità delle migranti. Tamara Mykhaylyak, invece, considerato il grande esodo successivo all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022, esamina i cambiamenti nelle politiche europee di accoglienza di questi rifugiati, per poi concentrarsi sulla comunità ucraina residente a Napoli, analizzandone il sostegno offerto ai tanti connazionali arrivati in Campania. Infine Elena De Stefano, attraverso un’indagine etnografica svolta alla periferia di Napoli e incentrata sulla testimonianza di un giovane richiedente asilo gambiano, discute dei meccanismi di produzione della soggettività migrante nel sistema di accoglienza e integrazione italiano con una riflessione specifica sull’articolazione della seconda accoglienza.

Dalla pluralità di voci di questa sezione monografica emerge complessivamente quanto il contributo dello sguardo antropologico al dibattito contemporaneo su temi così sensibili possa essere particolarmente utile, consentendo di leggere criticamente, attraverso l’etnografia, il punto di vista di donne e uomini richiedenti asilo e rifugiati, per comprenderne l’esperienza umana oltre la dimensione privata, e attraverso questa connettere in un’ottica di complessità il genere con soggettività, corporeità, salute, vulnerabilità e potere.

Materiali

Nell’originale articolo di rassegna dal titolo “Il clima delle frontiere: per un’etnografia ambientale dei corpi” Lorenzo Alunni e Chiara Moretti riflettono su cosa comporti riconoscere nel corpo uno strumento euristico con cui indagare alcune delle sfide cruciali della contemporaneità globale come le crisi ambientali e le migrazioni “illegali”, alla luce della loro interazione nella prospettiva della gestione delle frontiere. Le considerazioni proposte vertono sia sulle conseguenze dei fenomeni connessi ai temi climatici, ambientali e migratori sul corpo, sia sulla possibilità di partire dal corpo, inteso come un terreno metodologico, per sviluppare una conoscenza teorica ed empirica su questi stessi fenomeni e sulle soggettività a cui essi fanno da sfondo. Tali riflessioni sono elaborate come griglie interpretative e specifici quadri analitici entro cui gli autori intendono muoversi durante le indagini etnografiche previste nell’ambito del progetto “The Climate of Borders: Lessons from Borderlands on the Environmental Crisis” (CliBor), un programma triennale su finanziamento PNRR/Young Researchers presso il Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa” dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, che li vede coinvolti come gruppo di ricerca. Lo scopo è proprio di delineare, attraverso etnografie multi-situate, possibili piste interpretative sulle molteplici interazioni tra crisi corporee, crisi socio-ambientali e crisi migratorie e dei confini.

Recensioni

La prima recensione, di Simone Savasta, riguarda il volume di Marjorie Mandelstam Balzer, dal titolo Galvanizing Nostalgia? Indigeneity and Sovereignty in Siberia, edito nel 2022 da Cornell University Press (Ithaca-NY). Come immediatamente chiarisce l’autore della recensione tale volume si inserisce nel dibatto accademico affrontando il tema della “nostalgia”, intesa come veicolo di promozione dei mutamenti sociali nello spazio post-sovietico, offrendo nuovi spunti di riflessione sulle relazioni tra cambiamenti politici e dinamiche sociali in Siberia. In questo libro Balzer, antropologa americana di origini siberiane, mette quindi a frutto la sua esperienza etnografica per esaminare il ruolo della “nostalgia” nella costruzione etnico-identitaria delle popolazioni indigene delle repubbliche post-socialiste di Sacha-Jacuzia, Buriazia e Tuva. Al centro della ricerca vi è quindi la gamma di discorsi sulla “nostalgia” post-socialista con tutte le sue sfumature e svolte, che spazia dalla politica della memoria all’azione sociale. In particolare, il volume si distingue per il suo focus ecologista ed etno-nazionale che aiuta a svelare i modi in cui la “nostalgia” produce un effetto “galvanizzante” per l’attivismo ambientalista. La sua principale novità sta nel dare risalto alla relazione tra cambiamenti economici e dinamiche sociali che caratterizza le regioni oggetto della ricerca, tematiche spesso relegate ai margini degli studi, anche a causa della difficoltà di reperire fonti d’archivio in lingua originale.

La seconda recensione, scritta da Giuseppe Servino, riguarda il volume di Osvaldo Costantini dal titolo Riprendersi la vita. Etnografia dell’Hotel Quattrostelle occupato tra bisogno e socialità, edito da Ombre Corte (Verona) nel 2023. Come il recensore evidenzia la lettura del testo consente di “entrare” in un’occupazione abitativa romana, descrivendo Costantini le storie personali degli interlocutori e indagando sulle motivazioni che spingono alcune famiglie in difficoltà abitativa a occupare un ex Hotel di lusso, ora in abbandono, come l’Eurostars Roma Congress Hotel & Convention Center, nel quartiere di Tor Sapienza alla periferia Est di Roma, diventandone abusivamente i suoi nuovi inquilini, tra scelte economiche, familiari, bisogni e socialità. Secondo Servino un’interessante parte del volume è quella in cui Costantini indaga la situazione macroeconomica che determina i processi e le possibilità abitative nella metropoli neoliberista italiana, con uno specifico focus sulla questione abitativa. Infatti questi riflette, dati alla mano, su quanto tale questione possa essere considerata un dispositivo di cementificazione di strutturali differenze gerarchiche nella società, portando alcuni esempi di politiche applicate nel contesto territoriale italiano. Si delinea così uno stato delle cose che una prospettiva antropologica non può ignorare, anche perché il dispositivo cui si è fatto cenno non è estraneo al quotidiano dei soggetti, ma ne investe il vissuto e le esperienze. L’intera etnografia vede Costantini vestire il doppio ruolo di ricercatore/attivista, spesso partecipe delle vicende e persino figura di riferimento per gli inquilini occupanti, anche secondo l’ottica di un’antropologia pienamente militante.