Di corpi, organi e doni

Attualità di un campo “inattuale”


Eugenio Zito

Dipartimento di Scienze Sociali, Università degli Studi di Napoli Federico II


Luigigiovanni Quarta, La donazione degli organi. Prospettive antropologiche, Il Mulino, Bologna 2023, pp. 1-319. ISBN: 9788815386427


Questo curato da Luigigiovanni Quarta, edito nel 2023 da Il Mulino (Bologna) nella Collana Percorsi (Antropologia), è un volume di cui c’era bisogno, in quanto tratta, attraverso la voce di vari autorevoli studiosi, il tema, ultimamente un po’ dimenticato, della donazione degli organi e lo fa in maniera ampia ed esaustiva, offrendo interessanti prospettive antropologiche e mostrandone, nonostante tutto, la piena attualità.

La curatela si compone di undici saggi, dieci dei quali apparsi tra il 1995 e il 2016, per lo più su prestigiose riviste internazionali e tradotti in italiano, per questa occasione, da Quarta stesso. Tali saggi, pur nel quadro di una riflessione unitaria sull’ampia questione del dono del corpo, e più nel dettaglio dei suoi organi e tessuti, rimandano però a contesti locali specifici, caratterizzati spesso da impianti normativi diversi, al di là di possibili omologie. Il testo, abbastanza corposo, copre diversi aspetti e sfaccettature di una così delicata tematica e si apre con il contributo introduttivo di Quarta (I. Alcune considerazioni sulla donazione degli organi), cui seguono con i loro evocativi titoli quelli rispettivamente di Jocelyne Saint-Arnaud (II. Rianimazioni e trapianti. La morte riconcettualizzata), Nancy Scheper-Hughes (III. La tirannia del dono. La violenza sacrificale nei trapianti da donatore vivente), Karl-Léo Schwering (IV. La spirale del dono nel trapianto di organi), Philippe Steiner (V. Il dono di organi: una classificazione analitica), Lesley A. Sharp (VI. Il trapianto di organi come esperienza trasformativa. Approfondimenti antropologici sulla ristrutturazione del sé), Régis Quéré (VII. Sfide etiche del prelievo di organi e tessuti: verso un utilitarismo della morte?), Claire Boileau (VIII. Etnografia di un prelievo di organi), Renée Waissman (IX. Un’analisi dei consensi e delle opposizioni nella donazione di organi. Un caso di studio francese), Anja M.B. Jensen (X. «Assicuratevi che qualcuno sopravviva grazie a questo». La speranza come pratica trasformativa tra famiglie danesi di donatori di organi), Laura L. Heinemann (XI. Per il bene degli altri. Le reti di obblighi reciproci e la ricerca di trapianti come atto di cura).

Come detto in apertura c’era necessità di un volume in lingua italiana che finalmente rilanciasse la questione e lo facesse raccogliendo in maniera sistematica alcuni tra i contributi internazionali più rilevanti sul tema nell’ambito delle scienze umane e sociali, e in particolare dell’antropologia, se si considera che da oramai cinquant’anni, a partire dagli anni Settanta del Novecento, quello della pratica della donazione del corpo attraverso i suoi organi e tessuti è apparso come ambito di studio autonomo delle stesse scienze umane e sociali. I saggi qui raccolti hanno dunque il pregio di ricomporre una pluralità di sguardi, offrendo al lettore un ampio percorso di riflessione volto a evidenziare tanto le problematiche e le questioni aperte, quanto, più specificamente, i numerosi interrogativi scientifici, esistenziali e politici connessi a questo singolare e delicato oggetto sociale. Molti studi e ricerche sono infatti stati condotti in questi anni, in ambito antropologico, sociologico, filosofico e del diritto, in cui ci si è focalizzati proprio sulla donazione degli organi alla luce di alcune connesse questioni della contemporaneità. Il riferimento è a quelle relative alla continua e mutevole riformulazione della frontiera vita-morte, alla definizione dell’oggetto-organo, alla complessità delle relazioni esistenti tra donatori, loro familiari e riceventi, al ruolo dello Stato, a quell’insieme vario di elementi collettivi e individuali che assumono preminenza etica e ontologica in questo settore, infine alle corrette interpretazioni in merito a ciò che produce consenso oppure genera opposizione e rifiuto a tale forma di dono come per esempio nel caso toscano mostrato da Di Pasquale [2019].

Nel suo saggio introduttivo Quarta fa notare subito quella che acutamente definisce “l’attualità di un campo inattuale”, ricordando che tra gli anni Settanta e Novanta del Novecento c’è stato un interesse significativo di ambiti disciplinari come filosofia, sociologia e antropologia verso la tematica della donazione del corpo attraverso i suoi organi e tessuti. Tale interesse è continuato ancora nel primo decennio degli anni Duemila, per poi trasformarsi progressivamente in un ambito di studio di nicchia, probabilmente per una maggiore attenzione intanto rivolta a questioni considerate di più cogente attualità e rilevanza sociale quali quelle connesse a flussi migratori, crisi climatica, digitalizzazione, crisi pandemica e post-pandemica, transizione energetica e così via. D’altro canto, con la notevole evoluzione di tecniche chirurgiche dagli anni Cinquanta-Sessanta del Novecento in poi e successivamente con gli sviluppi legislativi in merito, negli anni Ottanta e Novanta, finalizzati a normare quanto intanto si andava consolidando sul piano medico, si è assistito gradualmente alla naturalizzazione e normalizzazione di una pratica medica che ha cessato di essere vista come miracolistica per entrare nella percezione del senso comune come una possibilità tra le altre per far fronte a specifiche condizioni patologiche.

Quarta, nel chiarire le motivazioni che lo hanno spinto a quest’utile operazione editoriale, risponde così all’interrogativo in merito al senso relativo al proporre nel 2023 un volume rivolto alla comunità scientifica italiana con uno sguardo su un dibattito che ha però avuto il suo fulcro principale circa venti anni fa – con l’eccezione di alcuni saggi centrati invece su riflessioni teoriche o ricerche etnografiche più recenti –, individuando, oltre una ragione personale e congiunturale, un’altra di carattere epistemologico. La prima è relativa alla sua partecipazione con un’etnografia nell’ambito di un progetto di ricerca multidisciplinare dell’Università di Pisa sui fattori culturali, sistemici e psicologici alla base delle opposizioni alla donazione di organi da parte dei familiari di potenziali donatori, ma anche finalizzato a produrre un modello di pratiche per l’umanizzazione delle cure relativamente a terapie intensive e donazione organi. In merito alla seconda ragione c’è da dire che dall’approfondimento scientifico e bibliografico di supporto alla ricerca di cui sopra, Quarta ha rilevato tre importanti aspetti: una letteratura certamente ampia sul tema della donazione degli organi nella prospettiva delle scienze umane, ma non così abbondante; l’evidenza che il ruolo dell’antropologia italiana rispetto ad essa sia stato piuttosto limitato; infine il dato che gli studiosi focalizzatisi sul dispositivo sociale della donazione del corpo abbiano affrontato nelle loro ricerche singoli e circoscritti aspetti di un fenomeno certamente molto più ampio e complesso, senza così riuscire a produrre una prospettiva unitaria [Fantauzzi 2011; Borgo 2018]. Quest’ultimo dato spiega l’esigenza epistemologica sostenuta da Quarta, relativamente al volume da lui curato, con il quale è ben riuscito a raccogliere e sistematizzare alcune delle più interessanti prospettive sul tema, in prevalenza internazionali, con l’esclusione di quella sua esposta nel saggio di apertura, offrendole alla comunità scientifica italiana in un discorso integrato in grado di mostrare in quali direzioni sia oggi ancora possibile riflettere criticamente sulla donazione degli organi e su quello che ne consegue per stimolare ulteriormente il dibattito [Lock, Nguyen 2010b; Inhorn, Wentzell 2012].

Andando a ritroso nella letteratura antropologica, per poter centrare il cuore delle questioni poste in gioco da questo volume, Mauss [2002], oltre a fornirci l’interessante prospettiva sul “fatto sociale totale”, pienamente applicabile anche al tema delle complesse pratiche che ruotano intorno alla donazione del corpo, offre un rilevante contributo alla questione proprio nel suo Saggio sul dono [1923-24]. Qui parla dell’obbligo della reciprocità, la convenzione collettiva e sociale relativa alla formula del dare-ricevere-restituire alla base della logica sociale del dono, ribadendo quanto ogni forma di scambio, in quanto entità sociale e culturale, si presti a questo processo, divenendo un forte collante sulla base di una molteplicità di rapporti incentrati sulla bilateralità. L’antropologia culturale e in particolare gli studi di Mauss sul dono ricordano quindi che la dimensione della reciprocità costituisce di fatto l’elemento necessario affinché si possa parlare di dono [Aria, Dei 2008; Dei, Aria, Mancini 2008; Aria 2016], ma, come attentamente sottolinea Quarta che riprende i punti essenziali del dibattito, nel caso della donazione del corpo, ad eccezione di quella inter vivos relativa ad alcuni suoi organi come per esempio il caso del rene in una rete familiare, questo importante elemento salta, almeno quando inteso nella sua forma diretta, per l’obbligo esistente in merito al reciproco anonimato tra donatore e ricevente. Ciò, come si evidenzia nel suo contributo, rende impossibile la terza caratteristica essenziale della legge del dono, che dopo il dare e il ricevere, implica appunto il ricambiare, per evitare un’interruzione brusca della relazione con la rottura del legame di coesione sociale [Borgo 2018].

Ed è proprio intorno alla disputa sul rapporto tra il Saggio sul dono e le pratiche contemporanee di dono del corpo che Quarta descrive i due poli di un dibattito difficilmente conciliabili. Alcuni studiosi ritengono di non poter considerare la donazione degli organi come una vera pratica di “dono” secondo il modello fornito da Mauss, contestandone la legittimità d’uso in tale circostanza, promuovendo piuttosto altre figure del sociale per poterla adeguatamente interpretare e spiegare. Altri, invece, difendono pienamente l’applicabilità del modello maussiano e tentano di mettere in prospettiva gli assunti del Saggio sul dono attualizzandoli e storicizzandoli in rapporto ai modelli di pratiche utilizzati.

Rispetto alla complessa questione relativa a se il modello di Mauss sia applicabile o meno al sistema della donazione del corpo e se un’antropologia del dono degli organi sia oggi inattuale il volume, complessivamente, pur mostrando l’impossibilità di applicare meccanicamente a questo ambito il sistema tripartito maussiano, ci aiuta a guardare alla donazione degli organi come certamente una forma di “dono” in senso pieno. Questa, infatti, da un lato implica una serie di dinamiche ricollegabili ai sistemi di scambio riconosciuti come vere e proprie forme di dono, dall’altro coloro che si muovono nell’economia morale del dono contemporaneo la considerano effettivamente quale forma di dono e non come altra tipologia di pratica, mostrandone infine l’indubbia attualità.

In merito a tale disputa, in definitiva, Quarta e gli altri autori del volume convincono pienamente il lettore sull’attualità – e non certo quella che invece ad uno sguardo superficiale sembrerebbe essere l’inattualità della questione relativa alla donazione degli organi –, che costituisce un tema estremamente contemporaneo, perché mette in luce le necessarie implicazioni connesse alla ridefinizione del sempre mutevole confine tra vita e morte [Lock 2001] e del rapporto, nel nostro presente, tra persona e identità. Entrambe le questioni risultano estremamente rilevanti, più in generale e ben oltre la specificità di questo ambito, per l’analisi antropologica della contemporaneità e per il sempre importante contributo di questa disciplina alla più ampia questione dell’umanizzazione delle cure e della formazione del personale sanitario [Lock, Nguyen 2010a; Lupo 2014; Zito 2019].

In definitiva, il volume, riproponendo questo tema un po’ trascurato, complessivamente mira quindi a stimolare l’apertura di innovative piste di indagine relativamente a quella che Quarta ha definito “l’inattuale attualità” di tale fenomeno sociale. Promuove e rilancia nuove possibilità di interrogare il presente, mettendo in discussione a priori teorici oramai inadeguati a consentirci di interpretare la complessità del nostro tempo, ma anche di ripensare modelli esistenti o di disegnarne e approfondirne di inediti, inoltre di provare a guardare a nuovi oggetti cambiando la posizione sul campo. Il volume, attraverso la scelta dei saggi che lo compongono, consente così complessivamente di ripensare il tema proposto sotto molteplici prospettive, guardando in modo critico a questioni delicate quali l’organo come oggetto di commercio, le esperienze trasformative dei riceventi, l’incorporazione psicologica dell’organo stesso, i sistemi di sfruttamento capitalistici, le relazioni di cura e le pratiche agite dal personale sanitario, aiutando ad allargare la visuale di una disciplina come l’antropologia che, a partire da specifici contesti, decodifica significati in prospettiva critica.

Bibliografia

Aria M. 2016, I doni di Mauss. Percorsi di antropologia economica, Roma: Cisu.

Aria M., Dei M. (a cura di) 2008, Culture del dono, Roma: Meltemi.

Borgo M. 2018, Alla ricerca dell’immortalità perduta. Il trapianto di organi tra scambio e dono, Milano: Mimesis.

Dei F., Aria M., Mancini G.L. (a cura di) 2008, Il dono del sangue. Per una teoria dell’altruismo, Pisa: Pacini.

Di Pasquale C. 2019, Il caso delle opposizioni alla donazione di organi e tessuti in Toscana: fare ricerca etnoantropologica in équipe, «L’Uomo Società Tradizione Sviluppo», IX (1): 49-72.

Fantauzzi A. 2011, Antropologia della donazione. Pratiche e culture del dono del sangue, Brescia: La Scuola Editrice.

Inhorn M.C., Wentzell E.A. 2012, Medical Anthropology at the Intersections. Histories, Activisms, and Futures, Durham and London: Duke University Press.

Lock M.M. 2001, Twice Dead. Organ Transplants and the Reinvention of Death, Berkeley: University of California Press.

Lock M., Nguyen V.K. 2010a, Anthropology of Biomedicine, Singapore: Wiley-Blackwell.

Lock M., Nguyen V.K. 2010b, The Social Life of Organ, in Lock M., Nguyen V.K. 2010, Anthropology of Biomedicine, Singapore: Wiley-Blackwell, 229-253.

Lupo A. 2014, Antropologia medica e umanizzazione delle cure, «AM. Rivista della società italiana di antropologia medica», 37: 105-126.

Mauss M. 2002, Saggio sul dono. Forma e motivo dello scambio nelle società arcaiche, Torino: Einaudi, ed. or. 1923-1924.

Zito E. 2019, Osservare per apprendere: l’antropologia medica nella (tras)formazione degli infermieri pediatrici, «L’Uomo Società Tradizione Sviluppo», IX (1): 119-142.