Editoriale n. 2 - 2023

Alberto Baldi

Dipartimento di Scienze Sociali, Università degli Studi di Napoli Federico II

Eugenio Zito

Dipartimento di Scienze Sociali, Università degli Studi di Napoli Federico II


Indice

Miscellanea

Materiali

Recensioni



Il numero 2 di EtnoAntropologia che chiude il 2023, di cui riportiamo alcuni accenni ai contributi pubblicati, nella sezione Miscellanea ospita tre saggi proposti secondo l’ordine alfabetico degli autori. Tali scritti spaziano tra questioni varie che includono riflessioni sui rifugiati in Africa, su tematiche relative ad avatar e identità nella realtà virtuale, fino a particolari forme di turismo e patrimonializzazione in Sicilia, riferendosi complessivamente a contesti molteplici.

Inoltre, in questo numero inauguriamo una nuova sezione dal titolo Materiali, che da questo momento in poi arricchisce l’indice di EtnoAntropologia. Tale sezione si propone di ospitare contributi che presentano materiali di ricerca antropologica preliminari, in corso, working in progress, “freschi” di campo, oppure appena terminati e suscettibili di più elaborazioni e letture critiche, o ancora che offrono note e riflessioni originali a partire dall’avvio di progetti che si declinano anche come forme di partecipazione attiva sui territori e/o si caratterizzano per possibili collaborazioni con istituzioni diverse, o che coinvolgono antropologhe e antropologi in dialogo con ricercatori di altri settori entro prospettive inter-, multi-, o meta-disciplinari e che rientrano nelle attuali linee di finanziamento alla ricerca nazionali e internazionali. L’obiettivo più generale è di provare a restituire la varietà di imprese scientifiche, talvolta anche con esplicito valore di “terza missione”, con cui gli antropologi contemporanei sempre più oggi si misurano, per problematizzarne di volta in volta alcuni aspetti, mostrando spirito critico, creatività ed impegno nel dialogo, spesso non semplice, ma certamente arricchente, con altri soggetti, ricercatori ed istituzioni.

Alla sezione Miscellanea ed a questa nuova di Materiali che ospita due contributi si affiancano infine, a completamento del numero, due Recensioni di volumi appena pubblicati.

Miscellanea

Ad aprire la sezione è il saggio di Alessandro Gusman dal titolo I rifugiati e le “soluzioni durevoli”: un’analisi critica a partire dal caso ugandese. Prendendo come punto di partenza un’analisi critica della gestione dei rifugiati nei Paesi della Regione dei Grandi Laghi in Africa, con un focus particolare sul caso di quelli congolesi in Uganda, l’autore indaga come tali soluzioni vengano concepite e negoziate dai rifugiati stessi mentre ne fanno esperienza. In particolare l’UNHCR fornisce ufficialmente tre “soluzioni durevoli”: rimpatrio volontario, integrazione locale e ricollocamento in un Paese terzo. Tuttavia, in molti casi, queste soluzioni rimangono solo sulla carta, non essendo realizzabili nella realtà per la maggior parte di essi. La Regione dei Grandi Laghi, in quanto area interessata negli ultimi decenni da frequenti movimenti forzati, rappresenta un importante punto di partenza per indagare le dinamiche connesse alla condizione di rifugiati e l’attuazione di specifiche politiche da parte dei governi locali e delle organizzazioni internazionali. Viste da questo contesto le tre “soluzioni durevoli” dell’UNHCR sembrano essere sì una forma di governance umanitaria, ma anche opzioni difficili da realizzare, nella realtà, per i rifugiati congolesi. Infatti Gusman mostra chiaramente che il rimpatrio è reso impossibile dai continui conflitti nella Repubblica Democratica del Congo, l’integrazione locale è ostacolata dal mancato accesso alla cittadinanza, mentre il ricollocamento è riservato a un numero molto limitato di persone, considerate in una condizione di particolare “vulnerabilità”. In tal modo molti rifugiati permangono in una situazione di limbo prolungato.

Segue il contributo di Francesco Marano dal titolo Avatar. Identità e Sé nella realtà virtuale in cui l’autore, partendo dalla constatazione più generale della sempre maggiore quantità di attività sociali, commerciali e d’intrattenimento, misurabili in termini di ingenti numeri di utenti e di ore da questi spese al suo interno, sottolinea quanto il fenomeno delle realtà virtuali non possa essere trascurato dalle scienze sociali, costituendo piuttosto un importante terreno di ricerca. Pertanto, nel suo lavoro, l’autore analizza in prospettiva antropologica proprio il rapporto fra l’avatar e il soggetto che incorpora, approfondendo la relazione fra il Sé e le identità virtuali e quella fra realtà primaria e virtuale. Il terreno di ricerca scelto è quello di Second Life, che rientra nella categoria di “virtual social world”, fondata a San Francisco nel 2003 da Linden Labs e che già nel 2010 contava circa dieci milioni di residenti; forse uno degli ambienti virtuali più frequentato e studiato, utilizzato fin dalla sua nascita da diversi enti di ricerca e industrie. Marano chiarisce che, sebbene sia entrato per la prima volta in Second Life quindici anni fa, la ricerca vera e propria comincia circa due anni fa in modo serendipico. Second Life ospita un ampio spettro di comunità, piccole e grandi, ed è un mondo in trasformazione sotto la spinta della creatività dei residenti che lo modificano continuamente, il che lo rende interessante per gli antropologi che possono così osservare una “social virtual reality”, intesa come un laboratorio sociale dove le persone costruiscono nuove forme di espressione dell’identità e di condivisione di idee e pratiche che pongono numerose questioni.

L’articolo di Rebecca Sabatini, intitolato “Non tutti hanno una cripta”. Mummie, turismo e patrimonializzazione in Sicilia, chiude la sezione. In esso l’autrice, a partire da uno specifico sito come quello delle Catacombe dei Cappuccini nella città di Palermo in Sicilia, si focalizza sul tema del “dark tourism”. Infatti, se è vero che queste Catacombe non sono la principale attrazione turistica della città, tuttavia ogni anno ricevono un elevato numero di visitatori che rappresentano pienamente quel crescente mercato di nicchia dei viaggi denominato “turismo nero”. Anche se gli studi hanno dimostrato che non è possibile identificare uno specifico viaggiatore “dark tourist”, esplicitamente interessato a luoghi legati in tutto o in parte a tematiche quali morte e sofferenza, hanno però evidenziato l’esistenza di un recente sempre più crescente interesse a visitare siti, edifici, specifiche aree connessi ad esse, quali, per esempio, luoghi di sepoltura, cripte e cimiteri. D’altro canto, con specifico riferimento al sito studiato, viene dall’autrice fatto notare che i Cappuccini di Palermo erano specialisti nelle tecniche di mummificazione dell’Età Moderna, ma non erano gli unici. Infatti, in Sicilia è oggi possibile trovare un gran numero di siti simili, quali per esempio Gangi e Savoca rispettivamente in provincia di Palermo e Messina, che sono coinvolti in importanti processi di conservazione del patrimonio e patrimonializzazione, volti ad attrarre e generare crescita economica e turistica, proprio in virtù di una riconosciuta dimensione “dark” che viene ad essi attribuita.

Materiali

Nel suo contributo intitolato Vistose e vincenti migrazioni. Da una ricerca a un volume, a un documentario, a un museo Alberto Baldi presenta un progetto in fieri, finanziato nell’ambito della cornice PNRR (Linea B - Intervento 2.1 Attrattività dei borghi) in una collaborazione tra Dipartimento di Scienze Sociali e Museo Antropologico Multimediale dell’Università degli Studi di Napoli Federico II con il Comune di Castelmezzano (Potenza). Tale progetto inerisce, attraverso uno studio di casi rinvenuti in Basilicata e ritenuti emblematici, alcune forme di rappresentazione di esperienze migratorie. In esse si scelse deliberatamente l’immagine, fotografica ma poi soprattutto cinematografica, a strumento principale per dare visibilità agli esiti di percorsi lavorativi maturati sul suolo americano da intraprendenti lucani che avevano deciso di abbandonare la propria terra natia per tentare un riscatto economico e sociale oltre oceano, a New York e Chicago. Le vicende su cui Baldi si concentra, ricostruite innanzitutto sul piano storico e poi rilette in chiave antropologica quale espressione di una rifondazione identitaria che pone le sue radici in nuovi orizzonti ove l’emancipazione transita per l’assunzione di modelli urbani, industriali e consumistici, hanno i loro prodromi a partire dagli anni Ottanta dell’Ottocento, consolidandosi, poi, soprattutto nella prima metà del Novecento.

Nel loro articolo dal titolo NORISC-19. Materiali di ricerca antropologica da un’indagine mixed methods sul Terzo Settore in Campania Eugenio Zito, Giuseppe Sotira, Mariavittoria Cicellin e Gabriella Punziano, dopo una breve introduzione sulla cornice del Progetto Finanziamento Ricerca Ateneo 2020 NORISC-19 sul tema del Terzo Settore in Campania, illustrano alcuni aspetti della metodologia antropologica utilizzata in una parte di esso. Gli autori si focalizzano poi sull’analisi dei materiali derivati da ventuno testimonianze raccolte con i rappresentanti di enti del privato sociale delle cinque province di Napoli, Caserta, Salerno, Avellino e Benevento. I temi analizzati in prospettiva antropologica, mostrando vecchi problemi e nuove opportunità, riguardano le reti collaborative con le istituzioni e con gli altri enti e l’impatto di eventi esogeni come la Riforma del Terzo Settore e la pandemia di Covid-19. I risultati discussi consentono, infine, di riflettere sulle potenzialità di un approccio antropologico allo studio di queste tematiche della contemporaneità all’interno di un’originale prospettiva mixed methods che, in NORISC-19, combina e integra più ambiti disciplinari.

Recensioni

La prima recensione di Thea Rossi riguarda il volume di Seth Holmes dal titolo Frutta fresca, corpi spezzati. Braccianti migranti negli Stati Uniti d’America, edito nel 2023 da Meltemi (Milano). Come Rossi chiarisce, la genesi di questo lavoro, pubblicato in prima edizione nel 2013 con il titolo Fresh Fruit, Broken Bodies. Migrant Farmworkers in the United States (University of California Press), è ascrivibile all’interesse di Holmes, medico antropologo, per le migrazioni Messico-USA, interessanti in virtù di differenti aspetti connessi con problematiche sociali, politiche e sanitarie. Questi pone così la sua attenzione sul gruppo indigeno dei Triqui di San Miguel nella regione messicana di Oaxaca, soggetti ideali per un nuovo progetto etnografico, avendo da poco tempo iniziato a sperimentare la migrazione negli USA verso gli Stati di California e Washington, bacini produttivi per il mercato della frutta fresca nei paesi ricchi. Holmes, senza indugio, intraprende in loro compagnia il suo “viaggio”, lungo, appassionato e avventuroso, nel quale si immerge con grande empatia. Si tratta di un “viaggio” sostenuto da un impulso speculativo che conduce il lettore nella complessa realtà del circuito del business transnazionale ortofrutticolo e negli interessi che legano produzione e consumo, paesi-bacino di manodopera e paesi produttori, mostrando infine gli ingranaggi nascosti che ne permettono la produzione e la riproduzione, in un continuum di violenza inflitta ai braccianti. Holmes, come Rossi ben evidenzia nel suo testo, non esita a ritenere che lo svelamento critico dei meccanismi che producono la sofferenza fisica e sociale dei migranti e la teorizzazione dei modi attraverso cui essa avviene siano indispensabili premesse al cambiamento, consapevole però che la critica accademica da sola non sia sufficiente, se non si interviene anche sul piano materiale e strutturale.

La seconda recensione di Eugenio Zito riguarda il libro curato da Luigigiovanni Quarta dal titolo La donazione degli organi. Prospettive antropologiche, edito da Il Mulino (Bologna) nel 2023. Il volume, attraverso la voce di autorevoli studiosi internazionali, tratta il tema, ultimamente un po’ tralasciato, della donazione degli organi, offrendo interessanti prospettive antropologiche e mostrandone, nonostante tutto, la piena attualità. In particolare, i saggi che lo compongono, pur nel quadro di una riflessione unitaria sulla più ampia questione del dono del corpo, dei suoi organi e tessuti, rimandano però a contesti locali specifici, caratterizzati spesso da impianti normativi diversi, al di là di possibili omologie. I saggi raccolti hanno il pregio di ricomporre una pluralità di sguardi, offrendo al lettore un ampio percorso di riflessione volto a evidenziare tanto le problematiche e le questioni aperte, quanto, più specificamente, i numerosi interrogativi scientifici, esistenziali e politici connessi a questo singolare e delicato oggetto sociale. Quarta e gli altri autori del volume convincono pienamente il lettore sull’attualità della questione relativa alla donazione degli organi, che costituisce un tema estremamente contemporaneo, perché mette in luce le necessarie implicazioni connesse alla ridefinizione del sempre mutevole confine tra vita e morte e del rapporto tra persona e identità.