Ritorno a San Costantino

Lello Mazzacane

Dipartimento di Scienze Sociali, Università degli Studi di Napoli Federico II

La Calabria si era come si fosse per così dire distesa, allontanata… Tante volte l’avevo percorsa in lungo e in largo ancor prima che l’autostrada del Sole l’avesse improvvisamente accorciata, colmando i valloni profondi con le arcate ardite dei ponti più alti e lunghi d’Italia. Così si erano come ravvicinate quelle che erano state nei secoli le Calabrie, così diverse e complementari tra loro con i rispettivi capoluoghi e luoghi di riferimento: Cosenza piuttosto che Reggio, Crotone piuttosto che Scilla, la pianura di Lamezia piuttosto che le montagne dell’Aspromonte e via dicendo.

Il 2 giugno di questo nefasto 2022 mi sembrava di non arrivare mai a destinazione! Eppure ero partito da casa mia a Napoli non proprio di buon mattino ma comunque alle 9, valutando che avrei avuto tutto il tempo di raggiungere quanto prima San Costantino per salutare Luigi nel suo ultimo viaggio verso casa. Non fu così: già dopo Castellammare fino a Cava dei Tirreni si presentarono i primi 10 estenuanti chilometri di coda per inesistenti lavori autostradali in prossimità di Salerno. A Pontecagnano erano già le 12 e la stazione di servizio era presa d’assalto da una fiumana di esagitati, improbabili vacanzieri. Seppure avessi voluto uscire dall’autostrada ad Eboli avrei dovuto affrontare due ore di coda al casello. Nel frattempo avevo ricevuto la telefonata di Enzo Alliegro che, sapendomi solo, voleva raggiungermi per proseguire il viaggio assieme e pertanto ci tenevamo in contatto per valutare il luogo del rendez-vous in funzione del flusso di traffico e dunque del tempo che, lui da Viggiano avrebbe impiegato a raggiungermi. All’una passata ci incontrammo a Sala Consilina dove piuttosto che rinunciare sentivo più forte che mai il bisogno di salutare Luigi, sentire ancora la sua presenza nella sua San Costantino dove i parenti e gli amici lo avrebbero salutato nella piazzetta davanti casa. A qualunque costo dunque, a qualunque ora, dovevo raggiungerlo! E’ qui che ho cominciato a percepire, come mai mi era parso in passato, la lunghezza smisurata della strada per le Calabrie e finalmente, dopo aver abbandonato l’autostrada ai suoi viadotti che risalgono le montagne, giunsi alle contrade dolci e pianeggianti di Pizzo, di Vibo e poi di Briatico.

Quante volte nella sua vita Luigi aveva percorso queste strade: quello che per noi ora era apparso come un interminabile viaggio, per lui, come d’altronde per tutti i suoi conterranei, non era che il percorso abituale di tutta una vita.

All’improvviso nell’attraversare la piana di Briatico mi ricordai di quella villetta di famiglia di PortoSalvo dove avevamo trascorso Luigi ed io un breve periodo di clausura per scrivere a quattro mani un contributo ad un libro sulla Campania per l’editore Teti. E lí avevo avuto modo di respirare l’aria di famiglia di Luigi, così interconnessa a quella dei Meligrana, in quel lembo di Calabria così tiepido, così mediterraneo. Era quella non una contrada isolata ma un territorio integrato tra Pizzo, Vibo, Briatico, Parghelia, Tropea, percorso abitualmente come fosse un tutt’uno da un capo all’altro specialmente nei mesi estivi. San Costantino è al centro appena poco più su, sopra un’altura da dove, pur stando in campagna, la vista spazia sul mare. All’epoca San Costantino era un minuscolo borgo: il palazzo di famiglia, la chiesa di fronte e poco più che un grappolo di casupole dei fattori attorno. Con l’andare del tempo le esigenze della famiglia avevano fatto sì che al palazzo originario se ne accostasse un altro di maggiore estensione oltre ad un’ala del tutto nuova e ristrutturata dove vivevano sua sorella Concettina col marito Francesco e i loro figli. Ma tutto ciò avveniva in modo altalenante perché poi d’estate ci si trasferiva a mare tra Parghelia dai Meligrana e a Sant ‘Irene dove nel frattempo era nato un complesso turistico su una di quelle terre che nella concezione tradizionale dei secoli scorsi non valevano nulla rispetto ai terreni di montagna adibiti a pascolo e pertanto (sic) destinati alle figlie femmine.

Mi tornano a mente queste riflessioni, questi ricordi e li espongo qui di getto senza costrutto, come mi sono venuti in questa giornata di commiato, semplicemente come rivivono in me tutt’uno con la vita di Luigi e con quel lungo tratto di essa che in quegli anni abbiamo iniziato a trascorrere assieme.

Venendo a San Costantino per il suo funerale toccavo con mano che Luigi era finalmente tornato a casa! Cessava di pendolare tra la Sicilia, Napoli, Roma per riposare, come eufemisticamente si dice, nella sua terra. San Costantino non ha un suo cimitero, ma usufruisce di quello di Briatico. E’ qui che i Satriani hanno una loro cappella. E’ qui che, dopo un commovente saluto nella piazzetta antistante la casa di San Costantino stipata di amici e di emozione, abbiamo accompagnato Luigi riponendolo in quel piccolo spazio che abiterà per sempre secondo la procedura che ancora adottiamo dell’inumazione.

Fuori dalla cappella Concettina teneva il viso tra le mani coi gomiti piantati sulla balaustra mentre gli occhi guardavano nel vuoto, Patrizia si lasciava trascinare dal suo pur piccolo cagnolino, Ottavio Cavalcanti era comparso affaticato tra i viali ed era andato via quasi subito taciturno. Fuori spirava un po’ di brezza marina nel chiarore di quel pomeriggio torrido di giugno.