Editoriale n. 2 2019

Eugenio Zito

Dipartimento di Scienze Sociali, Università degli Studi di Napoli, Federico II

Alberto Baldi

Dipartimento di Scienze Sociali, Università degli Studi di Napoli, Federico II

Indice

Etnologia e cultura materiale in Ucraina
Miscellanea e recensioni

Il numero 2, anno 2019, della rivista EtnoAntropologia ospita una sezione monografica, curata da Tamara Mykhaylyak, composta da sette contributi dedicati all’Etnologia ucraina e nello specifico al tema della tradizione tra passato e presente. Questo numero include anche due ulteriori articoli nell’area miscellanea insieme a due recensioni. Di essi si riportano di seguito brevi cenni rimandando alla loro lettura.

Etnologia e cultura materiale in Ucraina

La sezione monografica “Etnologia e cultura materiale in Ucraina”, introdotta dalla curatrice Tamara Mykhaylyak nel suo saggio di apertura, costituisce la continuazione e lo sviluppo di un precedente numero dedicato alle antropologie dell’est, dal titolo “Russia e Ucraina - percorsi etnografici e sviluppi antropologici”, pubblicato sul numero 1, anno 2018, di EtnoAntropologia e curato in quel caso in collaborazione con Alberto Baldi. In esso, evidenziando gli aspetti convergenti, ma pure le differenze di prospettiva dei vari saggi proposti, che ricostruivano in una prospettiva storica, teorica e metodologica vicende e percorsi della museografia antropologica, dell’etnografia e dell’antropologia visuale, quest’ultima filone centrale della ricerca antropologica in Russia fin dagli esordi del cinema, era stata fornita una prima introduzione alla complessità dell’antropologia russa e sovietica.

Otto sono invece, in questo caso, le studiose e gli studiosi ucraini di primo piano - Olena Fedorchuk, Tetiana Kutsyr, Oksana Triska, Oleh Bolyuk, Halyna Ivashkiv, Uliana Movna e infine Volodymyr Konopka con Andrii Ziubrovskyi - che hanno aderito molto volentieri a questo nuovo progetto di Tamara Mykhaylyak, inviando contributi variegati, tutti dedicati alle esplorazioni delle tradizioni della propria terra, abbracciando temi che vanno dalle tradizioni artistiche etniche e dagli abiti tradizionali alle icone sacre di uso domestico, all’artigianato in legno e all’uso della terracotta artistica in alcuni rituali folklorici, fino a quelli dei riti connessi all’apicultura e quelli relativi allo studio della vita agricola tradizionale. Tali tradizioni ucraine sono lette in una prospettiva sia strettamente etnografica e materiale che simbolica, in rapporto al passato, ma anche alla contemporaneità.

Nel contributo di apertura alla sezione monografica la curatrice, oltre a fare i doverosi onori di casa, sottolinea i “punti forti” della raccolta di scritti proposta, e, nel tracciare il percorso delle discipline etnologiche in Ucraina dopo il crollo dell’URSS, mostra come in seguito alla conquista dell’indipendenza del paese l’etnologia ucraina si sia liberata dalle vecchie gerarchie, iniziando l’esplorazione di nuovi campi di ricerca, senza tuttavia abbandonare il suo centrale e antico tema fondante, quello appunto relativo alle proprie tradizioni popolari. Viene infatti chiarito che le indagini nell’ambito della cultura materiale e immateriale costituiscono ancora oggi il pilastro fondamentale dell’etnologia ucraina, pur variamente articolandosi, a partire ovviamente da un concetto di tradizione riletto in una prospettiva anche dinamica, legata alla contemporaneità e al mutamento.

Miscellanea e recensioni

Nella miscellanea trovano posto due saggi.

Nel primo Fulvia D’Aloisio, nell’ambito di un progetto di ricerca etnografica triennale nella fabbrica Automobili Lamborghini a Sant’Agata Bolognese in Italia, partendo specificamente dall’osservazione partecipante di una riunione del Comitato Aziendale Europeo Audi ad Ingolstadt in Germania nel luglio 2018 - momento importante del sistema organizzativo del Gruppo VW, proprietario di Lamborghini dal 1998, sotto la holding Audi - analizza una particolare forma di solidarietà tra i lavoratori realizzata all’interno e intorno all’incontro. Utilizzando la metafora della parentela vengono mostrate le linee di un legame “familiare” internazionale, sostenuto dai pilastri istituzionali e dai valori della mitbestimmung tedesca, che produce nuove forme di coesione e di scambio reciproco tra vertici e operai.

Nel secondo saggio Edoardo Quaretta presenta un caso di studio incentrato sulla missione salesiana di Katanga nella Repubblica Democratica del Congo. Attraverso l’itinerario seguito dal sistema pedagogico di Don Giovanni Bosco il lavoro analizza, da un lato, il suo rapporto con il progetto di dominio coloniale e, dall’altro, il processo di canonizzazione di San Giovanni Bosco stesso in Europa, considerando che la pedagogia formulata da questi nel XIX secolo, che affonda le sue radici nel particolare contesto storico dell’Italia e della città di Torino, è stata caratterizzata, fin dall’inizio, dall’ambizione di una diffusione mondiale.

Gianfranca Ranisio firma la recensione del volume Il dolore illegittimo. Un’etnografia della sindrome fibriomialgica (2019) di Chiara Moretti e con la prefazione di David Le Breton. Nel testo l’autrice, attraverso una ricerca durata dal 2013 al 2018 sul tema della sindrome fibromialgica, nell’analizzare questa patologia di rilevante attualità, senza ancora un chiaro status medico e oggetto di controversie nel suo essere cronica e dolorosa, ma non causata da un danno organico dei tessuti, fornisce un utile contributo all’antropologia medica. Come Gianfranca Ranisio sottolinea in questa sua recensione, Chiara Moretti, confrontandosi con un’ampia letteratura internazionale sia di antropologia medica che clinica, affronta con rigore scientifico ed empatia la condizione di coloro che con la loro sofferenza testimoniano l’esistenza di questa patologia, enigma per i medici e tragedia per i pazienti, chiamando in causa i linguaggi del corpo, i modi in cui le percezioni della sofferenza si esprimono nel corpo e attraverso il corpo stesso.

Chiude infine il numero la recensione firmata da Eugenio Zito relativa al volume del 2018 Come il mondo ha cambiato i social media (edizione originale: How The World Changed Social Media, 2016, UCL Press, London UK) di Daniel Miller et al., curata nell’edizione italiana e pubblicata nella collana double-blind peer review “Antropologia della Contemporaneità” Ledizioni (Milano), da Gabriella D’Agostino e Vincenzo Matera. Questo stimolante volume che mira a esplorare il modo in cui il mondo ha cambiato i social media, muovendosi in una prospettiva antropologica e smontando diversi luoghi comuni sul tema, riporta una comparazione complessiva dei risultati di un’estesa indagine etnografica sui modi in cui la gente usa tali mezzi di comunicazione, dal titolo Why we post, coordinata da Daniel Miller della University College London e condotta con altri otto ricercatori che hanno svolto quindici mesi di ricerca sul campo in differenti paesi del mondo, dal Brasile all’Italia meridionale.