EtnoAntropologia

Stato dell’arte, intendimenti e prospettive future

Alberto Baldi

Dipartimento di Scienze Sociali – Università di Napoli Federico II

Tra gli aspetti positivi derivati dalla fusione di Anuac e Aisea nella Siac, si può ascrivere il fatto che il nuovo sodalizio si trova nella felice situazione di ereditare due riviste di fascia A, Anuac ed EtnoAntropologia. Tali riviste costituiscono certamente un prezioso patrimonio e un’indubbia opportunità per la valorizzazione delle ricerche e delle iniziative scientifiche dei soci; sono altresì veicoli di aggiornamento e confronto con la comunità nazionale e internazionale.

Coloro che negli anni si sono succeduti nella direzione e nella redazione delle due testate con apprezzabile spirito di servizio e amor proprio ma, al tempo medesimo, con altrettanta innegabile competenza scientifica ne hanno consentito la crescita, articolando sempre meglio sezioni e contenuti ben sfruttando al contempo la flessibilità delle piattaforme informatiche che le supportano. La bontà del lavoro svolto ha avuto come prima positiva ricaduta quella di riconfermare nel tempo le due riviste in fascia A superando pure le ultime verifiche effettuate dall’Anvur ai fini dell’aggiornamento degli elenchi di tali testate pubblicato nello scorso mese di settembre. A uscire di scena, come per diverse altri periodici del nostro settore ma non solo, è stata esclusivamente la primigenia versione cartacea di Etnoantropologia priva di ISSN come personalmente certificatoci dai funzionari dell’ufficio “riviste-anvur” interpellati in due riprese e dei quali conserviamo le risposte.

Imprescindibile è stata pure la generosa disponibilità di centinaia di colleghi succedutisi nel delicato compito di referatori, compito svolto con serietà e acume scientifico.

Chi scrive, assolutamente onorato di aver ricevuto dal direttivo della Siac e dal suo presidente, Prof. Ferdinando Mirizzi l’invito a dirigere EtnoAntropologia, intende muoversi nel fruttuoso solco dei suoi predecessori con il menzionato, medesimo spirito di servizio, garantendo gli “standard” di tutto rispetto della rivista, possibilmente introducendo elementi che possano contribuire a un suo continuo adeguamento sul piano scientifico, comunicativo e organizzativo, facendo altresì tesoro della pregressa esperienza maturata in qualità di segretario editoriale di questa testata.

In prima istanza si reputa opportuno, in sintonia con il nome stesso della rivista, riaffermarne e garantirne la vocazione multidisciplinare. Si ritiene in tal senso opportuno l’ampliamento del comitato scientifico introducendo nomi attivi nel panorama nazionale e internazionale per irrobustire e articolare ulteriormente la menzionata inclinazione multidisciplinare della testata chiedendo a chi già ne fa parte di ribadire l’intenzione a proseguire nel proprio ruolo. La redazione scientifica, come in passato, deve, secondo noi, esprimere una “squadra” che affianchi la direzione nei delicati compiti di individuare e organizzare sezioni tematiche e monografiche, di suggerire nomi di possibili e autorevoli autori ai quali richiedere contributi e revisioni, di valutare l’ammissibilità di saggi da inviare successivamente in revisione. Pare opportuno che alla redazione spetti pure il compito di far sì che la rivista possa configurarsi quale proficua opportunità per giovani e validi studiosi che ambiscano a pubblicare su di essa i propri lavori, a cominciare da coloro che fanno parte della Siac. La redazione vede la presenza dei membri che costituiscono l’attuale direttivo della Siac ma è pure auspicabile l’ingresso di altri soci. Ci sembra utile, in questa ottica, riconfermare la presenza di un segretario editoriale che assieme a direzione e redazione tenga i rapporti con autori, referatori e casa editrice.

Da tempo EtnoAntropologia ha nella Clueb l’editore che pubblica on line i due numeri annuali della rivista curandone grafica e impaginato, recentemente rivisti, ma soprattutto individuando e implementando i motori di ricerca e gli ambienti nazionali ed esteri in cui sia possibile consultare la testata. Nihil obstat dunque alla prosecuzione di questo sperimentato rapporto. Se le sinergie tra rivista ed editore ci paiono consolidate ciò nondimeno si debbono costantemente accrescere le opportunità di intercettare nuovi lettori e nuovi bacini scientifici. Ci riprometteremo inoltre di studiare migliorie sul piano grafico, sulla qualità dell’impaginato destinato ad accogliere contributi fotografici mediante una gabbia che garantisca un dialogo e una composizione dinamica e articolata delle immagini. Qualora i contributi scientifici si avvalgano di slide show con commento sonoro, clip e video sarà opportuno studiare un efficace sistema di link.

La ricordata felice congiuntura che vede la Siac dotarsi fin dall’inizio di due riviste di fascia A, può suggerire la possibilità di diversificare almeno parzialmente la loro “offerta” scientifica senza snaturarne la primigenia essenza, la configurazione consolidatasi nel tempo. Nel dettaglio EtnoAntropologia a nostro giudizio non può e non deve venire meno a quanto il suo nome già anticipa, non rinunciando quindi a una platea multidisciplinare sia di autori che di lettori. Ciò detto due riviste che almeno parzialmente adottino dei distinguo potrebbero senza dubbio arricchire la loro “proposta” scientifica ed editoriale. Si tratta ad ogni buon conto di questione che richiederà un’ampia e ponderata riflessione considerando i pareri di quanti vi lavorano ma parimenti dei soci della Siac.

Il nuovo corso di EtnoAntropologia sotto l’egida della Siac si inaugura con questo numero particolarmente denso che vede la compresenza di una sezione monografica, “Law in action. Politiche e pratiche dei diritti” curata dalla Prof.ssa Patrizia Resta, e di una ricca miscellanea contraddistinta da un’impostazione, appunto, “etnoantropologica” nella misura in cui si apre a molteplici, differenti tematiche nazionali e sovranazionali, di assoluta contemporaneità e di impostazione storica. Diversi i saggi associati a un contributo iconografico che ne esplicita, arricchisce e approfondisce i contenuti. Conclude il numero una sezione dedicata alle recensioni editoriali.