Etnografia dell’incertezza

Note introduttive

Vincenzo Matera

Università degli Studi di Milano Bicocca

Come emerge in modo piuttosto chiaro dagli articoli che seguono, l’incertezza è un tratto di base dell’esperienza umana, una costante; ad essa si oppone, in una dialettica mai definitiva nelle sue articolazioni, l’esigenza di “ordine, direzione, stabilità”, anch’essa un universale: a tutto ciò che percepiamo, che ci circonda, di cui facciamo esperienza, infatti, dobbiamo imporre un certo assetto. E’ questa la matrice della produzione culturale, di senso, e della socialità, entrambe coordinate imprescindibili dell’azione degli uomini, che, infatti, come ampiamente attestato dall’antropologia, si definisce nella dimensione dell’interazione con gli altri che è premessa della creazione di orientamenti culturali. Ritagliare uno spazio “certo” nel continuum dell’”incerto” è comunque un’operazione complessa, mai definitiva, e che richiede la mobilitazione di grandi risorse culturali, pratiche, rituali, discorsive, simboliche. Assodato il carattere perenne dell’incertezza nella vita degli uomini, se ne possono studiare le modalità: sia quelle che ne caratterizzano l’emergere più o meno intenso e diffuso, sia quelle che sono tese a incanalare l’incertezza entro coordinate di senso, attenuandola. Sono modalità culturali, così come sono sociali le condizioni che producono maggiore o minore incertezza nelle persone. Il mio articolo si svolge entro tali ambiti problematici, provando a dare qualche riferimento teorico e con uno sguardo a alcuni “indici” etnografici per una riflessione antropologica sull’incertezza. I testi successivi trattano vari aspetti della questione, ampliando notevolmente l’ambito dei ragionamenti, dei fatti e dei riferimenti con i quali un lettore interessato all’argomento può confrontarsi nel caso intenda approfondirlo. Alessandro Mancuso presenta un denso percorso articolato lungo le riflessioni di due studiosi, entrambi impegnati nei confronti di un tema fondamentale come quello della precarietà culturale dell’esistenza e della capacità di reagire ad essa tramite le risorse anch’esse culturali disponibili. La riflessione sull’incertezza tocca temi come il futuro, ma anche la tradizione – il rapporto con gli elementi locali più vicini – l’economia, il rapporto con le risorse materiali. Francesco Faeta presenta un caso di studio centrato su una festa, che si rivela, nella migliore tradizione disciplinare, come elemento simbolico cardine mediante il quale una comunità ribadisce la propria esistenza, e tenta di riprodursi; nel caso specifico, forse emblematico di altre situazioni locali, i giovani emergono come protagonisti e come principale novità / innovazione delle modalità di rappresentazione e comunicazione dell’evento. I giovani sono protagonisti anche della ricerca presentata da Angela Biscaldi. Giovani incerti sulla scelta di proseguire lo studio, o che si affacciano sul mercato del lavoro in piena crisi economica.

I due articoli finali allargano il campo della nostra analisi, uno in direzione macro, l’altro in direzione micro, per così dire. Elena Bougleux propone un’ampia riflessione sul cambiamento climatico, o meglio sulla diffusione pervasiva delle narrazioni e dei discorsi sul cambiamento climatico, e sulle modalità in cui questi intercettano la quotidianità, diverse a seconda dei contesti, e limitano o comunque orientano l’agency. Luca Rimoldi e Giacomo Pozzi presentano una riflessione scaturita da una etnografia del social housing, di grande attualità in tempi di crisi, che approfondisce un aspetto micro nelle sue caratteristiche etnografiche ma di grande portata per quanto riguarda l’impatto antropologico: le condizioni, gli attori, le pratiche, le ideologie che avvolgono e producono il rischio di perdere la casa.

Dato ineliminabile dell’esistenza, certo; tuttavia, dagli articoli presentati in questa sezione monografica emerge che il farsi contesto dell’incertezza è un prodotto di condizioni sociali e culturali; le società – in modi differenti - producono appartenenza, generano speranza ma anche esclusione e disperazione. Studiare i meccanismi di questo processo se non ad altro ci può aiutare a togliere dall’ambito del disagio individuale l’interpretazione delle crisi, e a leggere l’incertezza come esito di politiche sbagliate, per esempio, o di narrazioni strumentali, o di assenze culturali.